Il campione altoatesino, sempre più sulla cresta dell’onda dopo il successo agli Us Open, è oggetto di un clamoroso aneddoto
Campioni si nasce, sostengono alcuni. Ma campioni lo si può anche diventare grazie al duro lavoro, al sacrificio, allo spirito di abnegazione, a quella cosa che spesso fa la differenza tra l’essere un ottimo giocatore ed un fuoriclasse: la resilienza. Mentale e come modo di approcciare alla propria disciplina.
Nel caso di Jannik Sinner risulta forse un po’ complicato stabilire con esattezza le percentuali di un talento naturale innegabile, e quanto poi questo talento sia stato affinato grazie ad un percorso agonistico preciso, puntuale, non privo di intoppi, ma che ha portato l’altoatesino a diventare già il tennista italiano più vincente della storia.
Dopo esser stato forgiato nell’Accademia di Riccardo Piatti, ad un certo punto della sua ancor giovane carriera Jannik ha scelto di affidarsi dapprima al solo Simone Vagnozzi, e poco dopo al grande apporto di Darren Cahill. Uno che nel suo passato può vantare collaborazioni con giganti del calibro di Andre Agassi e Simone Halep.
A cosa dobbiamo dunque veramente l’ascesa di Sinner nell’Olimpo dei tennisti contemporanei e, chissà, forse anche in quello dei più grandi di tutti i tempi?
Il 23enne di San Candido già condivide alcuni primati coi più titolati tennisti dell’era Open, ma la sua definitiva esplosione nasconde un segreto che forse conoscono in pochi. Un illustre personaggio fuori dal tennis, ex fuoriclasse del calcio, rivendica oggi, tra il serio ed il faceto, dei meriti che nessuno aveva pensato di potergli ascrivere.
Diventato appassionato di padel in seguito alla sua decisione di appendere gli scarpini al chiodo dopo una carriera che più longeva non avrebbe potuto essere, Francesco Totti ha fatto parlare di sé proprio in relazione allo sport che sta spopolando, soprattutto nella Capitale ma in generale in tutta Italia, tra tutti gli amatori della racchetta.
“Sinner? Voi ridete e scherzate ma da quando ha giocato con me a Padel è diventato numero uno al mondo. Non penso sia una casualità. Tutti si prendono i meriti, io non ho mai detto nulla, ma oggi lo faccio. Ci giocai contro per pochi minuti, gli ho fatto vedere due o tre movimenti e lui ha capito. E ha svoltato. Gli ho dato fiducia e positività e da quel momento non ha più perso. Non è poco eh“, ha dichiarato a Sky Sport l’ex campione giallorosso.
“Diciamo che l’1% di merito per la vittoria di Jannik agli Us Open me lo prendo io“, ha poi concluso parlando a margine di un evento che uno sponsor del quale è testimonial aveva organizzato proprio in onore dell’idolo della tifoseria romanista.