L’ex grande portiere di Milan e Inter ha ricordato i tempi che furono con attualissimi richiami al calcio di oggi
Quando, nel 1995, si affacciò sul palcoscenico del grande calcio un certo Gigi Buffon, tutti si affrettarono a ricordare come il nativo di Carrara fosse imparentato alla lontana con un altro Buffon, Lorenzo, il cui ricordo delle grandi gesta era certamente più fresco, 28 anni fa, di come è adesso.
I miti però non tramontano mai ed ora, più o meno casualmente in corrispondenza col ritiro dal calcio giocato di ‘Superman’ Gigi, qualcuno – la Gazzetta dello Sport, ndr – si è scomodato nell’andare a cercare l’anziano ex portiere del grande Milan. La squadra diventata famosa per i 4 scudetti vinti negli anni ’50 è rimasta nella storia per il magnifico trio Gre-No-Li (Gren, Nordhal e Liedholm, a beneficio dei più giovani) e per la presenza, tra i pali, del grande Lorenzo.
Quel Milan, nel 1956, fu capace anche di arrivare all’ultimo atto della neonata Coppa dei Campioni. Quando si dovette arrendere al Real Madrid di Alfredo Di Stefano, una squadra definita senza mezzi termini ‘fenomenale‘ dall’ex portiere, che ha dato ampio materiale per ricordi ed aneddoti a tutti gli amanti degli amarcord.
Da Nordhal a Maignan, Lorenzo Buffon è un fiume in piena
“Sono passati più di settant’anni da quello storico Juve-Milan 1-7, ma rivedo ancora le azioni, i gol. Loro avevano Hansen, Praest, Boniperti, Muccinelli. Ma con noi c’era un certo Gunnar Nordhal. Sette gol alla Juve, a Milano dicevano: rob de matt“, ricorda il 93enne ex estremo difensore, ancora lucidissimo nei suoi ricordi.
Dopo una breve dissertazione su cui siano stati, dopo di lui, i portieri italiani più forti, Buffon ha parlato della difficile situazione che, suo malgrado, sta vivendo Mike Maignan dopo i cinque palloni raccolti in fondo al sacco dopo l’ultimo derby e l’infortunio. Anche in questo caso, grazie ad un’aneddotica infinita, favorita anche dai tempi in cui giocava Lorenzo – difese allegre e tatticismi praticamente sconosciuti – il longevo Buffon ha dimostrato di saperne una più del diavolo. Non inteso come Milan, stavolta.
“Nell’ottobre del 1956, alla quarta giornata, giocammo in casa contro il Napoli. In porta c’ero io, e nel primo tempo ne presi cinque. Tiravano da tutte le parti: Vinicio, Pesaola e gli altri: roba da andar fuori di testa. Abbiamo perso 5-3, poi però abbiamo vinto il campionato. Ecco, Maignan deve solo stare tranquillo: i gol si fanno e si prendono, e i conti si fanno solo alla fine“, ha concluso il mitico ex portiere.