Pugno duro del presidente della FIGC Gabriele Gravina riguardo il problema razzismo negli stadi: ecco il piano per combatterlo
Il razzismo è uno dei problemi principali del mondo del calcio. In alcuni stadi, italiani e – più in generale- europei, è ormai prassi che i tifosi di casa intonino dei cori vergognosi nei confronti dei giocatori che hanno, per esempio, un colore della pelle diverso dal loro. Vinicius jr si è assunto l’impegno di combattere il razzismo negli stadi della Liga, si è messo in prima fila e ha ricevuto tantissimi insulti.
Ha fatto scalpore ciò che è successo a Valencia e dopo l’episodio della mancata sospensione, alla polizia è stato dato il potere di farlo sostituendosi, se necessario, anche all’arbitro.
Anche in Italia il problema esiste ed è molto diffuso. Le istituzioni calcistiche hanno spesso fatto appelli di solidarietà verso i calciatori colpiti, anche se le iniziative sono sempre state poco produttive.
La FIGC ha seguito le direttive della UEFA con un piano di integrazione che renda il calcio – e in particolare gli stadi – un ambiente più inclusivo. Un obiettivo difficile da raggiungere, ma il dovere delle varie Federazioni è proprio quello di utilizzare ogni mezzo a propria disposizione per riuscirci.
Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha rilasciato alcune dichiarazioni riportate da CalcioeFinanza.it: “Il calcio ha una responsabilità che va oltre il gioco e intendiamo assumere un impegno importante nei confronti di stakeholders e nuove generazioni, la FIGC vuole essere un riferimento in tutte le sue competenti per assicurare la competitività del sistema”. Parole chiare, che dimostrano la voglia della Federazione di adeguarsi alle direttive della UEFA.
L’obiettivo è quello di raggiungere uno sviluppo sostenibile per il calcio italiano e tra i macrotemi della FIGC c’è anche l’antirazzismo, l’uguaglianza e l’inclusione e l’emergenza e diritti. Dei temi che serviranno alla Federazione per combattere gli insulti razzisti negli stadi, visto che stanno aumentando sempre di più col passare degli anni.
Non a caso, il calcio italiano all’estero viene percepito con un elevato senso di razzismo, soprattutto nei confronti delle persone di colore o di etnia slava. Diverse volte sono successi degli episodi vergognosi, per esempio nei confronti di Koulibaly, Lukaku, Kean e Vlahovic.
Non si tratta soltanto di episodi singoli, ma servono miglioramenti significativi sul piano culturale, capaci di porre un grosso freno alla vicenda. E il pugno duro della FIGC può dare una grande mano.